Post

Incontrarsi

Immagine
Checché se ne dica, le piattaforme digitali non potranno mai sostituire l’incontro fisico del gruppo di lettura. Sì, le piattaforme vanno benissimo per le riunioni di lavoro, sono state un valido supporto nel periodo del lock-down. Ma un gruppo di lettura nato in presenza, fondato sull’incontro e sul confronto, mal tollera echi ed improvvisi silenzi seguiti da una confusa sovrapposizione di voci. Al momento, qualche mese fa, l’incontro degli equiLibristi su Zoom mi sembrò quasi equivalente all’incontro fisico. Quando, però, giovedì scorso ho rivisto parte del gruppo, mi son detta che no, non c’è nulla da fare: siamo corpo, voce, gestualità, presenza fisica. Nonostante le esitazioni (no, non posso abbracciare nessuno), le regole (siamo all’aperto: se ci distanziamo possiamo fare a meno delle mascherine, giusto?), i rumori (siamo in un parco pubblico: non possiamo pretendere silenzio!), le incertezze (ma abbiamo notizie sull’accesso in biblioteca? A settembre potremo tornare ad incontr

Il pomeriggio di un lettore

Immagine
Riepilogo delle puntate precedenti. Tutto iniziò così... ... e, sottolineo la risposta di Candida a Fabiana (che già intuiva come sarebbe andata a finire), “ma no, se non altro sono europei”.  Rincuorata da siffatta accondiscendenza e dal numero di copie disponibili in biblioteca del Nobel Peter Handke mi dissi che, perbacco!, il gruppo di lettura meritava un incontro sul pezzo. Questa volta, si legge un Nobel fresco di critiche. E tante altre ne avrebbe ricevute… Indipendentemente dal libro scelto, intorno a pagina 7 (qualcuno si è spinto fino a pagina 20), sono sorti i primi dubbi: mi sa che non ho capito; aspetta, torno indietro, la stanchezza gioca brutti scherzi. Sono le 23, la giornata è stata pesante e devo aver perso per strada qualche verbo. Forse anche il soggetto. Ora che ci penso bene, ma c’è un soggetto in questa frase? No, niente, non afferro. Oddio, vuoi vedere che nella fretta ho preso il libro in lingua originale? Il tedesco, si sa, è un po’ indigesto. N

Il commesso, Bernard Malamud

Immagine
Nel periodo estivo bisogna essere molto tenaci per restare un paio di ore nella biblioteca di Ciampino: il rischio di passare dallo stato solido, nel momento in cui si varca la soglia della sala consiliare, alla pozzanghera, a fine discussione, è elevato. Così, giovedì scorso, in un incontro tra pochi intimi, temperatura percepita 87 gradi, abbiamo tentato di trovare refrigerio nel gelido inverno della Manhattan raccontata da Bernard Malamud . Scrittore americano di origine ebraica, vincitore del Pulitzer e del National Book Award per la narrativa, autore di numerosi racconti, eppure poco conosciuto in Italia, almeno fino a quando la casa editrice romana minimum fax ha deciso di ripubblicarlo. Da quel momento, anche da noi, è stato tutto un fiorire di articoli su quanto fosse potente la scrittura di Malamud, sul suo stile limpido e ironico e sulla sua attenzione al dettaglio. A voler sintetizzare Il commesso   (nella traduzione di Giancarlo Buzzi) non si capisce perché dovr

In Sicilia con Gesualdo Bufalino

Immagine
«Allora Nadia, lasciaci con un suggerimento di lettura». «Avete letto altri romanzi di scrittori siciliani?» «Solo Todo modo di Sciascia». «Nulla di Gesualdo Bufalino ?» E così, nell’incontro di gennaio, Nadia Terranova scelse quello che sarebbe diventato il libro del mese di marzo degli equiLibristi. Lei aveva menzionato Argo il cieco ma, visto l’elevato numero di copie disponibili di Diceria dell’untore , abbiamo optato per l’esordio tardivo. «Tardivo il mio esordio? Precoce, piuttosto. Sarebbe bastata un po’ di pazienza e avrei esordito beatamente da postumo». In un periodo in cui si sgomita per definirsi scrittori dopo aver pubblicato mezzo romanzetto (acquistato a malapena da babbo, mamma e dalla zia anziana, troppo affezionata al nipote prediletto per deluderlo), sussultiamo di fronte alla risposta ironica che il sessantunenne Gesualdo Bufalino riservò a un giornalista all’indomani della vittoria del Campiello. Era il 1981 e Bufalino veniva strappato dalla tana di

Nadia Terranova, le case di Messina e una poltrona viola.

Immagine
La felicità non esiste ma esistono momenti felici: avevamo fatto presto al negozio di scatole, non erano ancora le nove e mezza della mattina, e prima di rientrare, sedute nel déhor della nostra pasticceria preferita, ne rubammo ancora uno.  (Nadia Terranova, Addio fantasmi , Einaudi)   La felicità non esiste ma ci sono momenti felici in cui ci si emoziona ascoltando Nadia Terranova che, nonostante il riscaldamento rotto e i piedi ghiacciati, prende per mano il gruppo di lettura della biblioteca di Ciampino e ci fa varcare lo Stretto, per poi guidarci tra le vie di Messina . È un luogo magico e sconosciuto, con il terremoto del 1908 ancora impresso nella memoria degli abitanti; grovigli di edifici accatastati l’uno sull’altro per esorcizzare lo spavento di una città spazzata via in un attimo; la luce che da bianca diventa blu e che alle volte è così intensa da far male al cuore; meglio scansarla per non farsi ferire. I Miti del mare che attraversano le strade, insinuandosi

Beppe Fenoglio e la Resistenza

Immagine
Nostro padre si decise per il gorgo, e in tutta la nostra grossa famiglia soltanto io lo capii, che avevo nove anni ed ero l’ultimo. (Beppe Fenoglio, Il gorgo , da Altri racconti, Einaudi Pleiade, Opere, 1993). Un racconto di poche battute, ambientato nelle Langhe e pubblicato per la prima volta nel 1954 sulla rivista letteraria Il caffè . Il legame tra un padre e un figlio racchiuso in due paginette: tanto bastò al bibliotecario per innamorarsi di Beppe Fenoglio . E non ci fu storia: il gruppo di lettura si sarebbe dovuto confrontare sulla Resistenza tra le righe, per dirla con le parole di Paolo Mieli, descritta in Una questione privata . Prima della rilettura del libro e dell’incontro con il gruppo, pensavo ci fosse un solo punto di vista: la vicenda del giovane partigiano Milton che, colpito da un mix di gelosia e nostalgia per una storia d’amore mancata, dà di matto, iniziando un’insensata caccia al prigioniero nemico per scoprire una verità privatissima.  Leggen

L’abilità dell’egregio signore gioca uno scherzetto agli equiLibristi

Immagine
- Premio Strega nel 2001. - Considerato tra i migliori scrittori italiani viventi. - Marito di Elena Ferrante? Forse, addirittura, lui stesso Elena Ferrante. Ma la vera domanda è: quanto impiegheranno gli equiLibristi a disintegrare il prof. Domenico Starnone ? Escludendo Lina, che già un paio di anni fa propose la lettura di Via Gemito , Denti e Scherzetto, e che con l’ egregio signore andrebbe a cena questa sera stessa solo per ascoltarlo e per chiedere sfacciatamente di ripetere a voce alta alcune espressioni napoletane che tanto l’hanno fatta ridere, gli altri equiLibristi cosa pensano dei romanzi di Starnone? Rita Bertelli, dopo essersi sciroppata Denti , Lacci e aver iniziato Scherzetto , è arrivata in biblioteca in cerca di qualcuno che la illuminasse nel capire cosa ci sia di tanto interessante nella scrittura di Starnone. E ha trovato una pronta risposta in Candida: niente. Posizione dalla quale non si è spostata di un millimetro neppure al termine dell’inc