L’abilità dell’egregio signore gioca uno scherzetto agli equiLibristi


- Premio Strega nel 2001.
- Considerato tra i migliori scrittori italiani viventi.
- Marito di Elena Ferrante? Forse, addirittura, lui stesso Elena Ferrante.
Ma la vera domanda è: quanto impiegheranno gli equiLibristi a disintegrare il prof. Domenico Starnone?

Escludendo Lina, che già un paio di anni fa propose la lettura di Via Gemito, Denti e Scherzetto, e che con l’egregio signore andrebbe a cena questa sera stessa solo per ascoltarlo e per chiedere sfacciatamente di ripetere a voce alta alcune espressioni napoletane che tanto l’hanno fatta ridere, gli altri equiLibristi cosa pensano dei romanzi di Starnone?
Rita Bertelli, dopo essersi sciroppata Denti, Lacci e aver iniziato Scherzetto, è arrivata in biblioteca in cerca di qualcuno che la illuminasse nel capire cosa ci sia di tanto interessante nella scrittura di Starnone. E ha trovato una pronta risposta in Candida: niente. Posizione dalla quale non si è spostata di un millimetro neppure al termine dell’incontro, chiuso con un “Comunque, complimenti! Siete riusciti a parlare per ben due ore del nulla assoluto”.
E la povera Rita non ha potuto trovare conforto nemmeno nell’ottimo Luigi: “Ho letto Denti e sono venuto per vedere se qualcuno sa spiegarmelo, perché io non l’ho capito”. 
Epperò gli interventi degli equiLibristi si sovrappongo; ognuno vuole dire la sua e due ore sembrano sempre poche, anche quando si parla di famiglia, tradimento, fragilità umana, sensi di colpa, crisi dell’individuo, insuccessi. Tutti temi ricorrenti nei romanzi di Starnone, storie che ci fanno soffrire ma, come sostiene lo stesso autore in una lunga intervista (che potete leggere qui), se uno vuole combattere il dolore non deve comprare un libro, deve andare in farmacia e prendere un tranquillante. La letteratura non dovrebbe acquietarci.
Infatti, la vita di coppia di Vanda e Aldo, protagonisti di Lacci, non ci acquieta per niente. Soffriamo nel vedere Vanda che porta i figli piccoli a spiare la nuova fidanzata di papà a Roma; ci monta la rabbia nel leggere le lettere di Vanda all’egregio signore. Se tu te ne sei scordato, te lo ricordo io: sono tua moglie. Ci innervosiamo di fronte a quest’uomo che, da un certo momento in poi, non fa più nulla, delega, perché è più semplice tornar a vivere in un mondo ordinato in cui è qualcun altro a decidere per te.
Ma se le immagini e le parole scelte da Starnone fanno accendere Pina e Marcella (le lettere scritte da Vanda sono le stesse che avrei potuto scrivere io in una situazione analoga, dice Marcella), lasciano quasi indifferente Gianluca. “I personaggi sono così stereotipati da non sentirla tutta ‘sta sofferenza. Ho apprezzato la struttura del romanzo, quello sì”. Perché, tra le altre cose, Domenico Starnone è anche sceneggiatore. E si sente. La scena finale di Lacci, ad esempio, è piaciuta a tutti. Ed è una scena, un’inquadratura, non sono solo parole messe in fila su una pagina.
Condivido l’opinione di Valeria: Lacci si apprezza maggiormente nella rilettura, quando non si è concentrati sui colpi di scena e si presta più attenzione ai dettagli, gustandosi ogni frase. È una lingua scarna quella di Starnone e nessun aggettivo è scelto accidentalmente. Non a caso, nel raccontare la sua esperienza di lettura di Scherzetto, Silvana parla di “magnifica aggettivazione”.
Sarà stato l’accenno all’odioso nipotino Mario, giudizioso e subdolo manipolatore già a 4 anni, saranno stati i disegni di Dario Maglionico che accompagnano l’appendice, sarà stata la bravura di Tiziana nel raccontare il rapporto conflittuale tra il nonno, anziano disegnatore sul viale del tramonto, e il nipote, che rivela un imprevisto e scioccante dono per il disegno… fatto sta che anche chi non s’era fatto ammaliare da Starnone, ha deciso di dargli una seconda opportunità. Come Gianluca.
Chi ha letto entrambi i libri, invece, sembra aver preferito Scherzetto a Lacci. Come l’altra Rita, ad esempio.   

Roberta e Lina hanno intrapreso un viaggio nelle ossessioni di Starnone. Roberta ci racconta per sommi capi la spaventosa storia delle vite di due personaggi che s’intrecciano tra loro: la vita dello scrittore che sta scrivendo la storia e la vita del protagonista che è al centro di quella storia.  Il protagonista della storia si ammala e dopo un po’ anche lo scrittore finisce in ospedale. È la sindrome del corpo sfiduciato o, più banalmente, l’ossessione per la precarietà della vita (e a Tiziana viene subito in mente la morte raffigurata dal temuto balcone della casa napoletana di Scherzetto). Gocce di sangue, malattia, letti d’ospedale: il romanzo raccontato da Roberta non può che intitolarsi Spavento.

Di nuovo uno scrittore, di nuovo un appartamento popolato da fantasmi, di nuovo ossessioni. Abilmente Lina ci conduce tra le sfaccettature della Labilità che, come ci ricorda il vocabolario Treccani, non è solo tendenza ad andar via velocemente (tipo i miei ricordi, se non prendessi appunti dopo ogni incontro con gli equiLibristi), ma anche manifestazione clinica di alcuni disturbi psichici come la depressione.
E mentre Lina sintetizza la trama di Labilità, Rita Bertelli ha l’espressione di una che quasi quasi lo prendo in prestito. Eppure avrei scommesso che non avrebbe più letto alcun romanzo scritto da Starnone.
Se non siete ancora stufi di sentirne parlare, qui un articolo sulla tecnica narrativa e stilistica del prof.


Nel mese di novembre gli equiLibristi torneranno alla consueta e meno confusionaria formula del leggiamo tutti lo stesso libro. Breve ma intenso: Una questione privata di Beppe Fenoglio, su suggerimento del bibliotecario.
Forse Marcella non ci sarà; temo che abbandonerà presto il gruppo: ha preso buona nota dei numeri collegati alle ossessioni di Starnone. Li giocherà (o forse li ha già giocati) sulla ruota di Napoli. Però festeggeremo tutti insieme la vincita equiLibrista su un bel terrazzo vista Danubio, in compagnia di Daniela. Purtroppo Candida non potrà raggiungerci, ma la seguiremo in diretta streaming mentre parteciperà al ciclo di conferenze, organizzato da Antonella, avente come ospite speciale Domenico Starnone. In fondo, chi altri avrebbe potuto trattenere Candida a Roma se non il prof. Starnone?
  

Commenti

  1. Ribadisco, è proprio un peccato abitare lontano da questa realtà e dagli equilibristi. Gruppo di lettori ammaliatori, ipercritici, caustici, benevoli, ma, soprattutto, sempre stimolanti.
    Ho il lecito dubbio che la trasmissione su laEffe "Un libro per due" prenda spunto da voi.
    Siete sicuri di non avere cimici o un impianto di videosorveglianza che vi filma in segreto?

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