Beppe Fenoglio e la Resistenza


Nostro padre si decise per il gorgo, e in tutta la nostra grossa famiglia soltanto io lo capii, che avevo nove anni ed ero l’ultimo.
(Beppe Fenoglio, Il gorgo, da Altri racconti, Einaudi Pleiade, Opere, 1993).

Un racconto di poche battute, ambientato nelle Langhe e pubblicato per la prima volta nel 1954 sulla rivista letteraria Il caffè. Il legame tra un padre e un figlio racchiuso in due paginette: tanto bastò al bibliotecario per innamorarsi di Beppe Fenoglio. E non ci fu storia: il gruppo di lettura si sarebbe dovuto confrontare sulla Resistenza tra le righe, per dirla con le parole di Paolo Mieli, descritta in Una questione privata.
Prima della rilettura del libro e dell’incontro con il gruppo, pensavo ci fosse un solo punto di vista: la vicenda del giovane partigiano Milton che, colpito da un mix di gelosia e nostalgia per una storia d’amore mancata, dà di matto, iniziando un’insensata caccia al prigioniero nemico per scoprire una verità privatissima. 
Leggendo il romanzo con questo sguardo, la guerra partigiana resta sullo sfondo e il lettore segue a perdifiato la corsa di Milton, inghiottito dal mare di latte della nebbia, impiastrato di fango, febbricitante, folle d’amore e deluso da un’amicizia tradita. Milton si muove da una brigata all’altra e il lettore si chiede dove sia finito il giovane partigiano che il comandante Leo definisce un classico: “Diceva che ero grande perché mi mantenevo freddo e lucido quando tutti, lui compreso, perdevano la testa”. In fondo, Milton è solo un ragazzo, con nella testa le parole di Tess dei d’Urberville e nel cuore le note di Somewhere over the rainbow. È un ragazzo che ha intravisto una storia d’amore, forse a senso unico, interrotta dalla chiamata alle armi e da tutto ciò che ne seguì.
Ma se lo si guarda con gli occhi dello storico, Una questione privata diventa un romanzo-fonte. La storia d’amore resta sullo sfondo e ci si trova dentro la Resistenza, la quotidianità di un gruppo di ragazzi, vecchi già a 30 anni, che con tutte le loro contraddizioni hanno segnato un’epoca.
Fenoglio riesce in poche pagine a inquadrare le diverse sfere dell’agire umano su cui, successivamente, la storiografia si sarebbe interrogata a lungo: il rapporto con il nemico, i rapporti con la popolazione civile, la legittimità della violenza contro il nemico tedesco e contro i fascisti. In altre parole, la Resistenza come guerra di liberazione del territorio italiano ma anche come guerra civile.
Fenoglio demitizza la Resistenza, racconta le meschinità e le debolezze della vita partigiana con toni dissacranti e parole taglienti; esalta i valori morali e le passioni dei partigiani ma senza nascondere le pagine nere del movimento.
Beppe Fenoglio scrisse “il romanzo che tutti noi avevamo sognato” [di scrivere], affermò il partigiano Santiago, Italo Calvino:
Una questione privata […] è costruito con la geometrica tensione d’un romanzo di follia amorosa e cavallereschi inseguimenti come l’Orlando furioso, e nello stesso tempo c'è la Resistenza proprio com’era, di dentro e di fuori, vera come mai era stata scritta, serbata per tanti anni limpidamente dalla memoria fedele, e con tutti i valori morali, tanto più forti quanto più impliciti, e la commozione, e la furia. Ed è un libro di paesaggi, ed è un libro di figure rapide e tutte vive, ed è un libro di parole precise e vere. Ed è un libro assurdo, misterioso, in cui ciò che si insegue, si insegue per inseguire altro, e quest'altro per inseguire altro ancora e non si arriva al vero perché.
È al libro di Fenoglio che volevo fare la prefazione: non al mio.  
(dalla prefazione di Italo Calvino al Sentiero dei nidi di ragno, Einaudi, edizione del 1964, poco dopo la morte di Fenoglio).
Ma si può leggere Una questione privata anche come la storia di un ragazzo che fugge da sé stesso, alla disperata ricerca della sua vera identità. In questo caso, Alba, le Langhe, le differenze tra badogliani e garibaldini, fascisti e tedeschi restano sullo sfondo. La Resistenza fa parte della scenografia, niente più. Neanche Giorgio, l’amico-rivale in amore, e gli occhi di Fulvia rivestono un ruolo fondamentale nella storia. L’amore, la gelosia, la ricerca della verità, il tradimento, la guerra sono semplici comparse. In primo piano c’è solo la corsa di Milton, che diventa frenetica nelle pagine finali.
Irruppe Milton, come un cavallo, gli occhi tutti bianchi, la bocca spalancata e schiumosa, a ogni batter di piede saettava fango dai fianchi. […]
Correva, con gli occhi sgranati, vedendo pochissimo della terra e nulla del cielo. Era perfettamente conscio della solitudine, del silenzio, della pace, ma ancora correva, facilmente, irresistibilmente. Poi gli si parò davanti un bosco e Milton vi puntò dritto. Come entrò sotto gli alberi, questi parvero serrare e far muro e a un metro da quel muro crollò.



L’incontro di novembre è stato tra i più partecipati degli ultimi mesi. Fare un resoconto dettagliato del contributo di tutti sarebbe stato arduo e riduttivo. Il racconto per immagini evocato da Tiziana, il neorealismo citato da Roberta, l’acceso dibattito tra Gianluca e Luigi sulla Resistenza come guerra civile, l’antiretorica della scrittura di Fenoglio sottolineata da molti, le difficoltà nell’apprezzare il badogliano Fenoglio da parte dei partigiani rossi, testimoniate da Valeria (che è di Asti e non di Alba, ma conosce il territorio sicuramente più degli altri equiLibristi), la bellezza della scrittura di Fenoglio esaltata dalle numerose frasi appuntate da Teresa Anna, la riflessione di Lina sui tempi lenti e quasi fortuiti dello scambio delle informazioni tra i partigiani, l’immagine delle due giovani staffette sacrificate per colpa di Milton, scellerata conseguenza di come una questione privata possa diventare improvvisamente pubblica. La passione di chi ha letto il romanzo e se n’è innamorato, la riscoperta di chi l’ha riletto dopo anni e il tedio di chi, pur avendone apprezzato il linguaggio schietto e antiretorico, alla fin fine ha pensato che “meno male ho chiuso con ‘sta palla e posso dedicarmi ad altro”. La bellezza della diversità.

Qui potete leggere il racconto Il gorgo di Beppe Fenoglio.
Qui potete rivedere la puntata di Paolo Mieli di Passato e presente dedicata alla Resistenza tra le righe. Una bella puntata che dimostra quanto la letteratura possa anticipare di anni il dibattito storiografico su vicende storico-politico complesse. La storica Chiara Colombini, ospite della puntata, partendo dai romanzi di Beppe Fenoglio fornisce ulteriori consigli di lettura sulla Resistenza che esulano dalla saggistica e dall’analisi storiografica:
- Italo Calvino, I sentieri dei nidi di ragno, Mondadori;
- Mario Tobino, Il clandestino, Mondadori;
- La raccolta dei racconti della Resistenza, a cura di G. Pedullà, Einaudi.
- La diaristica dell’epoca. In particolare, i diari di Emanuele Artom e di Giulio Bolaffi.


A dicembre, gli equiLibristi continueranno a discutere di personaggi storici con gli occhi dei grandi romanzieri: faremo un salto indietro nel tempo fino agli anni dell’Imperatore Publio Elio Traiano Adriano. C’incontreremo giovedì 20 dicembre per commentare le Memorie di Adriano di Marguerite Yourcenar (lettura proposta da Valeria).
E poi? Poi, anche noi che associamo l’arrivo dei primi panettoni sugli scaffali dei supermercati alla ricomparsa dell’orticaria natalizia, esultiamo come bimbi per lo scambio dei doni in biblioteca.
Come di consueto, ci saluteremo regalandoci un libro. Come funziona?
1. Scegliete un libro che vi è piaciuto (nuovo, usato; l’importante è che sia in buono stato) e impacchettatelo benbenino. Se il dono resterà anonimo anche dopo esser stato scartato, il gioco sarà più divertente;
2. Scrivete su due foglietti una parola, una frase, un pensiero che racchiuda il senso del libro senza svelare il titolo o l’autore;
3. Attaccate uno dei due fogli sul dono;
4. L’altro foglio verrà messo nel bussolotto che gli amici bibliotecari custodiranno nella loro postazione. Lasciate il libro ai bibliotecari (anche il giorno stesso dell’incontro o nei giorni precedenti, se vi capita di andare in biblioteca).
Il resto del gioco verrà da sé. La certezza è che ognuno tornerà a casa con un pacchetto diverso da quello lasciato nella cesta.
Buone letture.
Barbara


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