Piccoli suicidi tra amici, Arto Paasilinna
Un
caldo della miseria. Eh già, perché la biblioteca di Ciampino non gode
dell’aria condizionata e nella sala consiliare, gentilmente offerta dal Comune,
non si respira. Ma chi vuoi che partecipi a un gruppo di lettura dedicato ai (mancati)
suicidi finlandesi il 26 luglio? Appunto, chi vuoi che ci sia?
Quelli
che sono appena tornati dalle ferie, quelli che ancora non ci sono andati (contraddistinti
da un algido pallore perfettamente intonato con l’incarnato scandinavo),
qualche new entry e qualche vecchia conoscenza. Cari equiLibristi in vacanza,
dopo un anno d’assenza, poteva la nostra amica Gianna scegliere una giornata migliore di quella dei suicidi tra amici per far un salto in
biblioteca? E niente, noi ce l’abbiamo messa tutta per convincerla del fatto
che, a dispetto del titolo, il libro non fosse poi così pesante e triste. Ma mi
sa che non ci siam riusciti neppure questa volta…
Avevo
pensato ad Arto Paasilinna
- per
rispondere alle richieste di chi, giustamente, desidera esplorare altre
latitudini;
- perché
volevo proporre una casa editrice, Iperborea,
che ha fatto una scelta editoriale precisa, pubblicando esclusivamente letteratura nordica;
- perché
gli scandinavi non scrivono solo gialli;
- perché,
tra i non giallisti, la popolarità di Arto Paasilinna ha spinto le biblioteche
ad acquistare un discreto numero di copie dei suoi romanzi.
Avrei
potuto optare per l’altrettanto noto L'anno della lepre, ma ha prevalso l’interesse sociologico: in un paese con
un’alta percentuale di suicidi, come affronta il tema uno scrittore finlandese
noto per il suo senso dell’umorismo?
Scritto
nel 1990, pubblicato in Italia nel 2006, Piccoli suicidi tra amici (nella traduzione di M.A. Iannella e N. Rainò) ha
suscitato opinioni divergenti tra le persone che conosco: dal “meraviglioso, ho
riso tantissimo!”, al “banale, un concentrato di luoghi comuni”.
E
gli equiLibristi?
Gianluca non ha dubbi: la
seconda che hai detto. I miei amici ne avevano parlato benissimo e le
aspettative erano alte. L’inizio non era stato malvagio: la scena del procione
è fantastica. Ma poi? Basta. Finisce lì. Piatto, personaggi appena accennati,
sfuggenti; tante storie che si sfilacciano, zero introspezione psicologica. Ho
fatto fatica a terminarlo. Dipenderà dal fatto che sono stanco, che è un
periodo particolarmente impegnativo e faccio fatica a ritagliare il tempo per
la lettura, però…
Però
l’espressione di Gianluca è chiarissima. Non vedeva l’ora di sbarazzarsi della
Libera Associazione Morituri Anonimi.
Quando
l’incontro inizia con questi toni (e Gianluca non è tra gli stroncatori
abituali), pensi che il peggio debba ancora arrivare. Invece, a sorpresa…
Rita (Bertelli): escludendo
la saga di Stieg Larsson, è la mia prima esperienza con gli scandinavi. Mi è
piaciuto. Una scrittura scorrevole, abbastanza divertente: è vero, ci sono
molto personaggi e pochissimi dialoghi, ma l’obiettivo dell’autore non era
quello di entrare nelle vite degli aspiranti suicidi. Seppur appena accennate,
le improbabili imprese della combriccola restano impresse nella mente del
lettore. Così come i paesaggi, il sole di mezzanotte che illumina i laghetti
della Lapponia, i sospiri lungo le
stradine secondarie della Romantische Strasse, i caffè all’aperto di Zurigo. La
Saetta della Morte ci porta allegramente a spasso per l’Europa.
Candida: è stato un
tornare in luoghi visitati e amati. Li ho rivisti tutti quei paesetti che mi
avevano colpito; ho ritrovato il cielo finlandese e il paesaggio che cambia
appena ci si avvicina alla Norvegia. L’ho trovato molto realistico: quel senso
dell’umorismo così diverso dallo humor inglese, un sorriso sempre velato di malinconia, così come le persone che ho
conosciuto.
Pina: piacevole, sebbene meno
introspettivo e meno profondo de L’anno
della lepre. Molto belle le descrizioni dei paesaggi e della natura, ma non
ho trovato l’anima dei personaggi.
Rita (quella storica): Paasilinna
butta lì delle frasi che al momento ti sembrano divertenti. Poi chiudi il libro
e la mente torna di continuo a quelle coppie infelici, quelle vite pressate in
cui non si ha mai il tempo o il coraggio di parlare del mal di vivere. Nel
corso del viaggio si scopre la bellezza dei pasti insieme, l’organizzazione nel
montare le tende, i turni per pulire i bagni, la calorosa partecipazione ai funerali
di chi, alla fine, ce l’ha fatta a morire (in modo inopportuno, è vero. Ma
anche l’impeccabile organizzazione militare del colonnello Kemppainen ha
qualche défaillance). E poi ci sono le storie d’amore che nascono tra i
suicidandi, le passeggiate romantiche nei cimiteri (ma che meraviglia i
cimiteri svizzeri, con i vialetti ripuliti da ogni ago di pino e le pietre
tombali allineate con squadra e righello), quella canaglia di Uula Lismanki che
riesce a fregare tutti, anche quando la schiuma dell’oceano della Fine del
Mondo sembra averlo portato via. Ciò che resta è il chiaro messaggio che la condivisione
lenisce i dolori, il sentimento di solidarietà
che sconfigge l’istinto di farla finita.
Tiziana: questo libro è
come un acquerello. Pennellate
leggere ma dense. Non è un tema leggero quello del suicidio e Paasilinna ne parla
solo con apparente leggerezza. Non è affatto tenero nei confronti del suo Paese
e ho pensato alla grande responsabilità
che l’autore si è assunto nel dipingere un popolo con forti manie suicide senza
cadere nel ridicolo o, al contrario, nel melodrammatico.
Mi
è piaciuto? Sì, anche perché l’ho letto nel momento giusto. Lo consiglierei?
Sì, d’estate. D’inverno… Risulterebbe un po’ tetro.
Per la Finlandia non provavano una grande nostalgia; aveva
maltratto i suoi figli. La società finlandese, sostenevano, era fredda e dura
come il ferro, e i finlandesi crudeli e invidiosi gli uni degli altri.
Nell’ingordigia dilagante, tuti cercavano di accumulare disperatamente denaro.
I finlandesi erano cupi e malvagi. Se ridevano era perché gioivano dei guai altrui.
[…] I ricchi opprimevano i poveri, si facevano pagare affitti esorbitanti
estorcendo interessi salatissimi. […] Se ci si ammalava, medici sgarbati
trattavano i pazienti come ronzini da portare al macello. Se non riuscivi a reggere
tutto questo e ti crollavano i nervi, degli infermieri brutali del reparto di
psichiatria ti infilavano la camicia di forza iniettandoti nelle vene della roba
che ti spegneva in testa anche l’ultimo barlume.
Anche
Beatrice, da futuro medico, ha
apprezzato il modo in cui è stato trattato il tema del suicidio. E poi s’è
divertita parecchio, c’è poco da fare: ci sono state delle pagine in cui sono
scoppiata a ridere (magari era pure in biblioteca, e qualcuno sbirciando il
titolo e sentendola ridere a voce alta l’avrà presa per matta). Fantastico il
primo vero tentativo di suicidio di massa a Capo Nord, con la Saetta della
Morte che si dirige a tutta birra verso il Mar Glaciale Artico e il sistema
d’allarme che spegne l’entusiasmo mortale.
Chi erano quei disgraziati che avevano premuto il pulsante
d’allarme?
Buffissimo
il discorso del colonnello che confessa d’esser stata una delle dieci persone che
ha premuto il pulsante d’emergenza. In fondo, l’ha fatto a fini terapeutici: trovarsi in faccia
alla morte accresce la voglia di vivere, era una vecchia teoria.
Paasilinna
ha convinto anche Alessandro (il
chimico, non il bibliotecario), che non solo ha terminato il romanzo ma s’è
letto perfino la (bella) postfazione
di Diego Marani. È vero, il romanzo
è così, come lo descrive Marani: due fili elettrici annodati attorno a una tanica
di benzina che scatenano un’esplosione di fuochi d’artificio a cui non si
riesce a star dietro. Ho apprezzato molto la presenza della natura e le storie pazzesche inventate
dal guastatriboli. Meravigliosa l’immagine
dello sciatore che, in una fredda notte d’inverno, scia sul ghiaccio di un lago
per il solo piacere di vagare nel buio, senza una meta. La luna, le
costellazioni ben visibili e poi, improvvisamente, una stella cadente. I pini,
il gagnolio di una volpe, il mormorio rassicurante della foresta che accoglie
lo sciatore solitario. Un racconto nel racconto.
E
dopo tanta poesia, la concretezza di Luigi:
immagino che l’intento dell’autore fosse quello di dimostrare che parlando dei propri
guai a chi ha guai ancora maggiori, ci si renda conto che non vale la pena star
lì a lamentarsi. I mali altrui rendono più sopportabili anche i nostri. Se ci
fossero stati dialoghi, scene, momenti in cui tutto ciò fosse emerso, forse
avrei apprezzato la storia. Ma io questi momenti di confronto non li ho trovati.
E il libro m’è sembrato inutile. Però, ho voluto espiare le mie colpe fino alla
fine e sono andato avanti, nonostante la pesantezza, leggendo perfino la postfazione.
Quindi,
sommando questa lettura al fatto d’aver sposato sua moglie, la beatificazione di
Luigi è assicurata. (Poi è venuto fuori che le mogli sono sante e i mariti
martiri. Ma ci spingeremmo troppo oltre i laghi finlandesi).
In
generale, tutti hanno apprezzato la freschezza
(in senso fisico) del romanzo. Rimedio
letterario per sconfiggere l’afa estiva; non a caso, Antonella ha chiesto la proroga del prestito.
E
cosa leggeranno gli equiLibristi durante la pausa estiva?
La
più affascinata dalle culture lontane
è sicuramente Candida, che presenta
una lista di autori impronunciabili:
I viaggiatori dell’alba, di Bahiyyih Nakhjavani, edito da Rizzoli;
Il club delle lettere segrete, di Ángeles Doñate, Feltrinelli;
Alì e Nina di Kurban Said, Il Saggiatore.
Il
più apocalittico è sicuramente Gianluca che sta leggendo La trilogia dell’Area X di Jeff VanderMeer (Einaudi).
Sempre
attenta ai grandi nomi della narrativa contemporanea la nostra Gianna, che ha appena iniziato Mi chiamo Lucy Barton di Elizabeth Strout (Einaudi).
La
new entry che è venuta ad ascoltarci,
e che saremo ben lieti di accogliere anche a settembre, sta leggendo con poco
entusiasmo Il viaggio verso casa di Catherine Dunne e ha appena terminato Un giorno questo dolore ti sarà utile di Peter Cameron.
Attente
alla narrativa italiana contemporanea
sia Antonella (Prendiluna di Stefano
Benni e Mangiafuoco della ciampinese Dana Neri) che Tiziana (Accabadora di Michela Murgia; Tu, mio di Erri De Luca;
L’Arminuta di Donatella Di Pietrantonio. E il ricordo di un titolo letto l’estate
scorsa: L’arte della gioia di Goliarda Sapienza).
Saggistica
per il saggio Luigi, sebbene ancora
non perda le speranze nel farci leggere e commentare Radici di Alex Haley.
Titoli
tipicamente da ombrellone 😊 per Rita
(Bertelli): Quando cielo e terra cambiarono posto di Le Ly Hayslip e un po’ di filosofia
con Il mondo di Sofia di J. Gaarder.
Pina regala sempre grandi
soddisfazioni a chi suggerisce titoli, quindi, seguendo gli entusiasmi di Lina
e della sottoscritta, ha terminato la trilogia dei Chironi di Marcello Fois. Ha
trovato, invece, poco stimolante Il carteggio Aspern di Henry James (non avendo partecipato al gruppo nel mese di giugno, le
avevamo dato un debito, prontamente recuperato prima di settembre). Ora,
probabilmente, si tufferà ne La maga delle spezie di Chitra Banerjee Divakaruni.
Rita (quella storica) ad
agosto mette da parte i libri e si dà ai cruciverba.
La
coppia Beatrice-Alessandro non ha
ancora le idee chiare. Alessandro probabilmente si butterà su qualche graphic novel e Tiziana, alla parola
“graphic” subito associa Gli ignoranti
presentato nella biblioteca di Ciampino qualche tempo fa. Vino, libro, estate…
suona bene.
E
poi ci sono i buoni propositi del bibliotecario,
che ultimamente arranca un po’ (ma noi gli vogliamo bene lo stesso. Soprattutto
quando ci supporta tenendo aperta la biblioteca ben oltre le 20.00. Siamo davvero indisciplinati). Però, forse forse, quest’estate riuscirà a leggere American Gods di Neil Gaiman.
Per
concludere, la bibliotecaria Lucia
Zenobi, special guest, che di tanto in tanto scende da Rocca Priora per
vedere cosa accade nelle biblioteche di città. Superfluo menzionare il
Camilleri di turno (Il metodo Catalanotti), la novità, invece, potrebbe essere Il lettore infinito di Aidan Chambers e La parola ai giovani di Umberto Galimberti.
E
a settembre?
Ricominciamo
l’anno scolastico (giovedì 20 settembre, h. 18.00) concedendoci un giorno in più di vacanza.
Parleremo di viaggi. Stesso tema, libro a
scelta.
Ciascuno
di noi avrà 5 minuti per raccontare un libro che abbia come protagonista un
luogo, una città, un’isola, un’area geografica o il viaggio in senso lato (il
viaggio in bici, a piedi, la viandanza, la fuga, il viaggiare, le mappe).
Qualsiasi
genere è ben accetto: gialli, romanzi, saggi, italiani, stranieri, classici,
contemporanei.
Sbizzarritevi.
Fateci venir voglia di mettere qualche libro nello zaino e partire di nuovo.
Buone
vacanze e buone letture a tutti!
Veramente bello leggere le reazioni ad un libro a cui spesso ho girato intorno perché mi ricordava una mia conoscenza nordica, che nei mesi buii si trasferiva con la moglie alle Canarie perché lei soffriva di esaurimento nervoso e lui temeva potesse compiere il gesto estremo. Visto il diverso approccio dello scrittore e le recensioni degli equiLibristi, "toccherà" leggerlo.
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