In viaggio con gli equiLibristi


Settembre: puntuale come il ritorno dei ragazzi sui banchi di scuola, gli equiLibristi s’impossessano della sala consiliare del Comune di Ciampino per una nuova stagione di letture insieme. Le vacanze sono un ricordo lontano ma il desiderio di viaggiare non può essere confinato ai mesi estivi e noi riprendiamo l’anno scolastico con il trolley già pronto. Prontissimo, nel caso dell’equiLibrista Daniela, di stanza a Vienna, che è riuscita a conciliare una trasferta di lavoro a Roma con l’incontro in biblioteca. 
Un occhio all’orologio, per non perdere il taxi che l’avrebbe portata in aeroporto, e l’altro sul taccuino, ci ha condotti nell’Europa di mezzo, il mondo scomparso raccontato dallo straordinario Martin Pollack in Galizia (edito dai tipi della Keller l’anno scorso). Qui un bell’articolo che vi farà scoprire un’Europa sconosciuta, eppure realmente esistita.

Per non abbandonare l’area mitteleuropea, si può sempre chiedere aiuto ai reportage che Joseph Roth scrisse in occasione dei viaggi fatti negli anni Venti, come inviato speciale nell’Europa orientale (Viaggio ai confini dell’Impero, edito da Passigli), oppure ai suoi Ebrei erranti:
Nessuno spirito nazionale era riuscito a elaborare così mirabilmente il senso della complicazione, dell’irresolubile groviglio dell’esistenza come lo spirito degli ebrei orientali, chiusi nelle loro cittadine o sparsi per il mondo in una perpetua migrazione. Dietro ognuno di questi ebrei si intravede la figura del rabbino che «in un anno ascolta i destini più strani, e nessun caso è tanto complicato che egli non ne abbia udito uno ancora più intricato». È un mondo che Roth, più di ogni altro, ha saputo raccontare con partecipazione e lucidità anche crudele.
(dalla quarta di copertina del libro Ebrei erranti, edito da Adelphi).

Se siete in vena di camminare, declamando versi (il movimento, si sa, stimola l’immaginazione), potete sempre seguire il consiglio di Lina, partendo da Il passeggiatore solitario di W.G. Sebald per incontrare La passeggiata dello svizzero Robert Walser (tutto edito da Adelphi). 
“La passeggiata ha anche un significato peculiare in rapporto a tutta l’opera di Walser: è in un certo modo la metafora della sua scrittura nomade, perpetuamente dissociata e abbandonata agli incontri più incongrui, casuali e sorprendenti, come lo è appunto ogni accanito passeggiatore – e tale Walser era –, che abbraccia amorosamente ogni particolare del circostante e insieme lo osserva da una invalicabile distanza, quella del solitario, estraneo a ogni rapporto funzionale col mondo. In un décor di piccola città svizzera, e della campagna che la circonda, il passeggiatore Walser ci guida, con la sua disperata ironia, in un labirinto della mente, abitato da figure disparate, dalle più amabili alle più inquietanti. Da Eichendorff a Mahler, il vagabondaggio è stato un archetipo ricchissimo della più radicale letteratura moderna. Tutta quella grande tradizione sembra condensarsi, quasi clandestinamente, nella Passeggiata di Walser, a cui lo scrittore ci invita col suo irresistibile tono”.
(dalla quarta di copertina di La passeggiata).

Poi, però, siccome Lina ama accompagnare, anche solo con il pensiero, i figlioli in giro per il mondo, non rinuncia ad una rapida incursione in Irlanda guidata da Heinrich Böll. Anche qui, a quanto pare, troverete verde, favola e poesia.
Roberta (detta Paola), preparatissima sin dal suo primo incontro, spazia dal classico al pop: suoni e colori di una Procida incantata, seguendo Arturo e il sogno dell’adolescenza che tutto trasforma, prima di scontrarsi con la realtà.
Ma si può lasciare L’isola di Arturo di Elsa Morante e cercar rifugio nel Grande Boh!, diario di viaggio e taccuino di pensieri del ragazzo fortunato Lorenzo Cherubini, in arte Jovanotti (de Il grande Boh! Pubblicato da Feltrinelli nel 1998, trovate diverse copie disponibili per il prestito bibliotecario presso il Consorzio Bibliotecario dei Castelli Romani).
Rallegrata dalla musica, Roberta si fa prendere per mano dallo scomparso Tiziano Terzani e si ritira nei luoghi dell’anima e della spiritualità.
«Se mi chiedi alla fine cosa lascio, lascio un libro che forse potrà aiutare qualcuno a vedere il mondo in modo migliore, a godere di più della propria vita, a vederla in un contesto più grande, come quello che io sento così forte.»  
(dalla quarta di copertina di La fine è il mio inizio)
Tiziano Terzani
Converrete con me che nei gruppi di lettura la rappresentanza maschile, dal punto di vista numerico, è sempre deboluccia. E Ciampino non fa eccezione. Certo che avere due maschietti, entrambi chimici, che casualmente si son seduti vicino e, altrettanto casualmente, hanno letto nello stesso periodo lo stesso libro è cosa assai curiosa. Poteva mancare la scrittura geniale di David Foster Wallace tra le letture estive degli equiLibristi? 

I piccoli chimici Gianluca e Alessandro sono partiti per una crociera extralusso ai Caraibi, ridendo (amaramente) dell’opulenza e delle fisime della società americana. Se siete curiosi, qui trovate un assaggio del primo capitolo di Una cosa divertente che non farò mai più (edito dai tipi della Minimum fax, che di narrativa americana ne capiscono parecchio).

Se volete continuare a sorridere, potete seguire il suggerimento di Candida e fare un salto a Corfù, Londra, in Nigeria o a Bournemouth. Tutto in un solo libretto: Luoghi sotto spirito di Gerald Durrell (lo stesso zoologo ed esploratore britannico che forse vi avrà fatto già sorridere con La mia famiglia e altri animali o con Il picnic e altri guai).
Se è vero quanto riportato nella quarta di copertina, è il libro giusto per quelle giornate in cui tutto sembra girar storto:
Sono frammenti di vita che nella prosa di Durrell conservano tutta la loro fragranza comica, sapidi episodi tratti dal ricco campionario zoologico e antropologico di uno dei rari scrittori di oggi che sappia comunicare ai suoi lettori una grande virtù: l’allegria.     
(dalla quarta di copertina di Luoghi sotto spirito).
Se invece avete una botta di nostalgia per una delle grandi firme del giornalismo italiano, non leggete La mia America di Enzo Biagi; datato, senza mordente, nnnoo (seguito da smorfia di Candida, difficilmente riproducibile su carta). Oppure leggetelo e poi sfidate Candida, libro alla mano.

Per chi pensa che un romanzo non possa essere solo evasione, i lettori impegnati del gruppo propongono un viaggio in Nordafrica.
Pina, che ha approfittato dell’estate per leggere moltissimo, ha scoperto il Marocco di Tahar Ben Jelloun:
Si parte da Tangeri («una città abituata all'abbandono, che produce eroi stanchi») - anzi dal suo famoso Café de Paris da dove osservare i tanti viaggiatori, da Ginsberg a Burroughs, da Bowles a Barthes, che come pellegrini vi sono giunti in cerca di piaceri promiscui, di oblio o di un nuovo inizio - per poi proseguire verso Casablanca, Fes, Marrakech, fino ai sentieri meno battuti della Chaouia o a uno sperduto accampamento ai piedi dell'Atlante.
(dalla quarta di copertina. Sembra bello, vero?)

…per poi proseguire con Creatura di sabbia, sempre di Tahar Ben Jelloun, di cui potete leggere un bel commento qui.
A questo punto, se la letteratura marocchina vi ha stregati, potete approfondire il tema grazie al saggio di Marianna Salvioli, Voci da Tangeri – Identità,cultura, letteratura in Marocco (edizioni Diabasis).

Mentre Pina racconta il Marocco attraverso le sue recenti letture, l’altra lettrice engagé del gruppo, Silvana, si ricorda di un libro letto qualche tempo fa, La libraia di Marrakech, di Hassoune Jamila, edito da Mesogea.
Cercando in rete notizie su quest’ultimo libro, scopro che un libraio di Torino ne suggerisce la lettura come rimedio letterario per curare il mal di leggere. Qui trovate il commento del libraio, di cui vi riporto le interessanti considerazioni finali:
Nel libro si narra la storia di Jamila che porta i libri con la sua Carovana soprattutto nelle zone rurali del Marocco, dove più alto è l'analfabetismo, e nelle scuole. Inoltre, si racconta come è cambiato il Marocco negli ultimi anni, alla luce anche della nuova costituzione e della riforma del codice di famiglia che ha cambiato radicalmente il ruolo della donna nella legislazione marocchina. È un libro di viaggio attraverso i deserti di chi non legge e le oasi di chi, piano piano, scopre il piacere della lettura e del libro. Leggendo La libraia di Marrakech mi è venuto in mente un prezioso libro, Il Parnaso ambulante di Christopher Morley, che racconta di una libreria viaggiante nella Pennsylvania degli anni ’50. Forse bisognerebbe ripartire dalle campagne per parlare di libri ed andare incontro alla persone che non leggono. Nel nostro paese più del 50% non legge neanche un libro all'anno. Ci sarebbe bisogno anche da noi di carovane di librai viaggianti che vadano incontro al «popolo» dei non lettori come facevano i librai pontremolesi che partivano dalla Lunigiana con le loro «gerle» piene di libri in giro per il mondo, per cercar «lettori».


Spostandoci dal Marocco all’Algeria, senza perdere l’impegno (lo sapete, no, che la prof. Silvana è una lettrice assai esigente), ripercorriamo la storia di quest’ultimo Paese, ascoltando la voce di una donna, Wassyla Tamzali nel romanzo Una passione algerina (edito da Filema). Qui una bella recensione di Bernardo Valli.  

Dopo tanto impegno, può venir voglia di naufragare sulle coste dell’immaginaria Isola di Pala, e far conoscenza, insieme ad Annamaria, di una società che si avvicina alla perfezione: gli abitanti, privi di contatto con l’esterno, tentano di realizzare una società ideale basata sul superamento di ogni complesso e sulla fusione armonica con la natura. Ma la perfezione non esiste e l’Utopia si trasforma in una distopia. 
A catturare l’interesse di tutti gli equiLibristi sono state un paio di espressioni magiche: lo yoga dell’amore, accompagnato da un fungo… Non c’è dubbio sul fatto che, tra tutti noi, sia stata Annamaria a compiere il vero viaggio letterario con il supporto di Aldous Huxley.  


Dino, ancora confuso dallo yoga dell’amore, ci conduce nel vecchio West con Il carro magico di Joe Lansdale (editore Fanucci) e, viaggiando nel Texas, un’ondata di nostalgia lo spinge a riprendere tra le mani il manifesto della Beat Generation, On the road di Jack Kerouac. Lettura adolescenziale per qualcuno, per altri, come Dino, un grande classico che si rilegge con piacere a tutte le età.

Approdati nel continente americano, continuiamo a girare con Fabiana e Jorge Amado, che nel suo In giro per le Americhe, ci racconta luoghi, colori, sensazioni, di un lungo viaggio compiuto nel 1937 dal sud del Brasile all'Uruguay, da Montevideo a Buenos Aires, da Buenos Aires al Cile attraverso la Cordigliera delle Ande, e poi la costa del Pacifico, il Perù e il Messico.
Bruce Chatwin
Ma possibile che nessuno abbia pensato al viaggiatore per eccellenza? Troppo scontato forse? E, dotata di chiaroveggenza, giunge in mio soccorso Rita Bertelli. «Anch’io ho letto tanto ad agosto; avevo pensato al Centenario che saltò dalla finestra e scomparve (Jonas Jonasson, Bompiani. Voci di corridoio affermano sia molto divertente), ma poi mi sono detta che no, non era questo il libro di cui volevo parlare. Ho letto Le vie dei Canti di Bruce Chatwin e non lo so: a me questo libro è piaciuto tantissimo».
[…] romanzo, viaggio, indagine sulle cose ultime. È un romanzo, in quanto racconta incontri e avventure picaresche nel profondo dell’Australia. Ed è un percorso di idee, una musica di idee che muove tutta da un interrogativo: perché l’uomo, fin dalle origini, ha sentito un impulso irresistibile a spostarsi, a migrare? E poi: perché i popoli nomadi tendono a considerare il mondo come perfetto, mentre i sedentari tentano incessantemente di mutarlo? Per provare a rispondere a queste domande occorre smuovere ogni angolo dei nostri pensieri. Chatwin è riuscito a farlo, attirandoci in una narrazione dove i personaggi, i miti, le idee compongono un itinerario che ci guida molto lontano.
(dal risvolto di Le vie dei canti, edito da Adelphi).
Ryszard Kapuscinski
L’altra Rita, quella del sudoku, tra un viaggio e l’altro, ha scoperto un altro grande reporter, Ryszard Kapusciński, partendo da In viaggio con Erodoto.
Kapuscinski si prende un momento di pausa e riflessione e ripercorre le proprie vicende, raccontando retroscena finora ignorati delle sue storie: dall’infanzia povera a quando, fresco laureato, venne mandato allo sbaraglio prima in India e poi in Cina, senza conoscere niente di quei paesi. Ripercorre i viaggi in Africa, in Egitto, in Iran, poi di nuovo in Africa, rievocando sotto tutt’altra luce e con mano leggera le vicende storiche che ve lo hanno portato. Ci rivela le difficoltà incontrate di fronte alla vastità della materia da dominare, interpretare e giudicare. E, di fronte a queste difficoltà, il suo punto di riferimento, il testo da leggere e rileggere è sempre stato Erodoto. La lettura di Erodoto non di rado lo appassionava più del lavoro da svolgere. Erodoto, come Shakespeare, ha visto il microcosmo delle passioni umane e il macrocosmo delle vicende storiche. […] L’idea guida di Kapuscinski è che Erodoto è stato non tanto uno storico, quanto il primo vero reporter della storia: il suo bisogno di viaggiare, di toccare con mano, di raccogliere dati, paragonarli ed esporli, con tutte le necessarie riserve che è giusto nutrire riguardo alle storie riferite da altri, fa di Erodoto un giornalista a pieno titolo.
(dal sito dell’editore, Feltrinelli).
 
Furore - copertina originale del 1939
Per il suo viaggio, Luigi sceglie un romanzo di denuncia. Romanzo biblico (fosse altro per il consistente numero di pagine), Furore, capolavoro di John Steinbeck (Nobel per la letteratura nel 1962), resta il romanzo simbolo della grande depressione americana degli anni 30. Chiunque l’abbia letto non dimenticherà facilmente il viaggio della famiglia Joad, costretta ad abbandonare la propria fattoria nell’Oklahoma, alla volta della terra promessa: la California.

Chiudiamo con un sorriso, regalatoci da Castel di Sangro, borgo natio di Antonella che, tra un esame e l’altro, ha letto Rock’n’Rust di Walter Miraldi (Lupi editore, Sulmona). L’autore, compagno di classe di Antonella, racconta la storia di un ragazzino quattordicenne, ambientata in un paesino innominato, in un’estate imprecisata degli anni ’80, in cui ciascun personaggio ha un soprannome folcloristico. Ironico, divertente, utile per capire a posteriori ciò che accadeva intorno ad una Antonella quattordicenne, mentre la nostra era immersa nella lettura di un romanzo ottocentesco.


Grande incontro quello di settembre. Potremmo salutarci qui e dedicare i prossimi 12 mesi alla solitaria lettura dei tanti titoli suggeriti dagli equiLibristi. Ma abbiamo deciso di sperimentare nuove formule e il prossimo incontro – Giovedì 18 ottobre, ore 18.00 – condivideremo le nostre impressioni sulla scrittura di Domenico Starnone, di cui leggeremo, in ordine sparso, Lacci, Denti, Scherzetto ma forse anche Via Gemito o Labilità. Vediamo cosa ne viene fuori.        

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