Scontro di opinioni per un ascensore a Piazza Vittorio
Ed
io che temevo non ci sarebbe stato dibattito! Scontro di civiltà per un ascensore a Piazza Vittorio era stato
molto applaudito dal gruppo di lettura della Biblioteca di Rocca Priora e, si sa, troppo
consenso appiattisce la discussione. Mai sensazione fu più sbagliata: gli equiLibristi
hanno votato compatti solo a favore dei cioccolatini gentilmente offerti da Candida. Sul libro, invece, si sono
divisi in modo netto.
C’è
chi ha urlato (o ululato… Auuuuu!) addirittura al capolavoro della letteratura
contemporanea, come il signor Natale,
«e io di libri ne ho letti parecchi», e chi ha fatto spallucce: «Dialoghi
semplicistici, personaggi che non vengono tratteggiati a dovere. Un coacervo di
luoghi comuni». Mai il bibliotecario
fu più categorico di questa volta.
Pronta
la risposta di Natale: «Non bisogna confondere la semplicità del linguaggio con
il semplicismo. Qui l’autore ha fatto una scelta stilistica ben precisa». Ed è
esattamente ciò che pensa Amanda:
«Ho immaginato i personaggi in un commissariato di Polizia. I dialoghi non
potevano che essere quelli riportati da Amara Lakhous. La descrizione approfondita
dei personaggi è ininfluente ai fini della storia. Il lettore entra nel
commissariato e si fa un’idea delle persone che ha di fronte. Non c’è bisogno
di altro». Il libro le è piaciuto molto ma, da insegnante, non lo farebbe
leggere ai suoi ragazzi. «Si concentrerebbero sulle nottate della peruviana
Maria Cristina più che sulla difficile convivenza all’interno di una società multietnica».
Diametralmente
opposta l’opinione di Silvana che,
no, non ha apprezzato il romanzo («Banale. Non avevamo bisogno di Lakhous per
sapere che viviamo in una società piena di pregiudizi e di stereotipi»), ma che
l’avrebbe fatto leggere volentieri ai suoi ragazzi: «È un buon punto di
partenza per analizzare le difficoltà del multiculturalismo».
Quanto
conosciamo l’altro? Quanto siamo disposti ad esporci per far sapere chi siamo? Gianluca fa notare che anche Amedeo, il
personaggio chiave del romanzo, colui che attraverso i suoi ululati mette in
luce il lato positivo di ciascuna comparsa, colui che ascolta gli altri,
comprendendone i motivi dell’agire, è il personaggio con più segreti. Nessuno
sa nulla di lui, neppure la sua compagna. L’amore, evidentemente, non è un
motivo sufficiente per voler conoscere l’altrui passato, né per volerlo
raccontare. Chiacchieriamo tanto ma tutti, in fondo, abbiamo paura di svelare i
nostri pensieri più reconditi.
Rita, da ex maestra, ha
sottolineato la differenza tra razzismo e intolleranza, parola chiave del
romanzo; l’avversione del milanese Antonio Marini verso i romani, o di Stefania
nei confronti della napoletana Benedetta, non si può definire razzismo. Ci viene
in soccorso il dizionario Treccani che alla voce intolleranza recita: Attaccamento rigido alle proprie idee e
convinzioni, per cui non si ammettono in altri opinioni diverse e si cerca di
impedirne la libera espressione, partendo dal presupposto dell’unicità della
verità e dalla convinzione di essere in possesso della verità stessa.
Ed
è all'intolleranza che fa appello Lina.
Il romanzo non le è piaciuto affatto: tanta leggerezza e ironia hanno quasi
messo in secondo piano la morte di una persona. Le sembra che le caricature dei
personaggi contrastino troppo con un evento tragico (frutto dell’intolleranza),
a cui avremmo dovuto dare maggior rilievo. Forse Lina ha ragione: alla morte
del Gladiatore, il più odiato del condominio, nessuno di noi ha dato troppo
peso, ritenendo l'evento un mero espediente narrativo intorno a cui costruire la
storia.
Poi
c’è chi si aspettava un giallo e ne è rimasto deluso (perché, diciamocelo, di
giallo qui c’è ben poco); c’è chi è rimasto infastidito dall’ululare continuo
di Amedeo/Ahmed (l’altra Rita), chi
ha apprezzato il momento di leggerezza dopo mesi di mattoni (Gianna) e chi avrebbe preferito non
farsi svelare il finale perché le mancavano pochissime pagine ma… niente, la
povera Fabiana è andata via
portandosi dietro qualche spoiler.
Il
dibattito è piaciuto agli ultimi arrivati (benvenuti Antonella, Alessandro e Beatrice!). Avrebbero certamente apprezzato
l’idea geniale ma irrealizzabile di Carla, che aveva invitato il suo amico Amara Lakhous (attualmente non in Italia) a
tornare a Ciampino e prender parte alla discussione. Sarebbe stato un ritorno a
Ciampino poiché, alla fine dell’incontro, abbiamo scoperto che Lakhous era già
stato ospite della biblioteca comunale in tempi non sospetti, grazie ad
un’iniziativa di sensibilizzazione verso i temi del multiculturalismo promossa
dalla Provincia. Teresa ci racconta
che, pur non rammentando quasi nulla del libro, letto diversi anni fa, era
rimasta colpita dalla dialettica dell’autore algerino e dalla presentazione di Scontro di civiltà, tenutasi in biblioteca. Un raro esempio di iniziativa di utilità
sociale svolto dalla Provincia.
Note a margine: il consiglio di lettura di Rita.
A
settembre si è tenuto a Roma il festival internazionale di letteratura e cultura Ebraica e Rita non si è lasciata sfuggire l’occasione di scoprire nuovi
autori. Ad incuriosirla è stata la giovane scrittrice israeliana Ayelet Gundar – Goshen, autrice di Svegliare i leoni (edito da Giuntina e tradotto da Ofra Bannet e Raffaella
Scardi).
Libro
presente, per il momento, solo nelle Biblioteche di Roma (purtroppo i Castelli
non ne posseggono alcuna copia) e che potrete prendere in prestito con la
vostra Biblio+.
Io stavolta non c'ero, ma sto con il bibliotecario! 😀
RispondiEliminaE sei in buona compagnia. I commenti a distanza di Anna e Daniela non lasciavano alcun dubbio: "tanto leggero da non ricordar più niente". Chissà se sarà piaciuto al nostro Luigi?
EliminaSi, anch’io sto con in bibliotecario, ma mi sarebbe piaciuto stare lì con voi e partecipare alle accese discussioni. E se provassimo con Skype?
RispondiEliminaA quanto pare, i potenti mezzi informatici della biblioteca non ci aiutano. Però ancora non dispero.
EliminaE La moglie ti sta piacendo?